Il mecenatismo della famiglia Borsalino

Il mecenatismo della famiglia Borsalino

Un programma chiaro:

“dotare la mia città di alcune istituzioni benefiche e assistenziali”.

1884: spostamento dell’alveo del canale Carlo Alberto.

1899: Giuseppe porta a termine la costruzione dell’Educatorio.

1900: Giuseppe muore e il figlio Teresio, trentatreenne, gli succede alla guida dell’azienda.

1924: Teresio dota Pecetto di un acquedotto intitolato al padre e poi ceduto a titolo gratuito al Comune (spesa: 1 milione di lire).

1924-27: costruzione dell’acquedotto di Alessandria (anche per i sobborghi Orti e Cristo): spesa 5 milioni.

1926-36: realizzazione delle fognature (40 km, con una spesa di 10 milioni).

1925: palazzina uffici Borsalino.

“Negli anni centrali della grande crisi, con la finanza pubblica fortemente spiazzata, Teresio Borsalino si assunse l’impegno di dotare Alessandria di un servizio civile di avanguardia” (Guido Barberis).

1893: madre Teresa Michel fonda la congregazione della Divina Provvidenza, prima in via dei Martiri, poi acquistando un terreno in via Faà di Bruno. All’inizio degli anni Venti Teresio Borsalino decide di far costruire l’Ospizio della Divina Provvidenza su un terreno messo a disposizione dal Municipio a ridosso della piazza d’armi. La società anonima Divina Provvidenza affida il progetto agli architetti Arnaldo Gardella e Luigi Martini.

1927: la struttura, di circa 17 mila metri quadri, capace di ospitare 500 persone, è terminata. Spesa: 8 milioni. Con altri 2,5 viene completata la sistemazione della vecchia casa di via Faà di Bruno (destinata a sede amministrativa e noviziato per le suore).

1930-36: edificazione della Casa di riposo di corso Lamarmora (con ammodernamento e ampliamento del Ricovero di Mendicità, sorto nel 1885). Progetto Gardella-Martini, 300 posti letto, costo 7 milioni. Con questo intervento per la prima volta il senatore Borsalino si fa carico anche di una politica attiva delle opere pubbliche, volta ad assicurare un’occupazione, seppur temporanea, ai molti operai privi di lavoro

1930-35: edificazione del Sanatorio Vittorio Emanuele III (Gardella-Martini). Spesa 11 milioni, con utilizzo degli utili della gestione dell’acquedotto. Capacità ricettiva 216 posti letto, parco di 70 mila metri quadri. Indicazioni costruttive di Ferruccio Ravazzoni. Altre attività: premi di nuzialità, premi di natalità.
Contributi a eventi e associazioni di carattere sanitario (centro per la lotta al cancro dell’Ospedale Maggiore di Torino), sociale, sportivo (sostegno economico alla squadra di calcio) e ricreativo. Finanziamento del Comitato per la protezione della maternità e infanzia.

1935-36: costituzione della Fondazione Borsalino Veglio da parte di Rosa Borsalino, sorella di Teresio. Casa famiglia in via Ghilini e colonia a Loano. Sostegno all’ampliamento dell’Ospedale infantile.

1933: padiglione degli infettivi (Ignazio Gardella). 1950: padiglione Rosa Borsalino..

1936-38: il Dispensario antitubercolare e il Laboratorio di Igiene e Profilassi (Ignazio Gardella).

“Il mecenatismo di Teresio iniziò negli anni Venti, ma si espresse al massimo livello nel decennio successivo, sfasato ciclicamente rispetto ai risultati aziendali, che cominciavano ad accusare i contraccolpi della depressione. Con un investimento complessivo di oltre 50 milioni di lire correnti … prese corpo un modello di elargizione e di interventismo in opere pubbliche di impronta keynesiana, che legava direttamente la Borsalino ad Alessandria, passando per i cappelli venduti in tutto il mondo” (Guido Barberis).

“Si era così definito un originale modello di fabbrica-città, intaccato nel secondo dopoguerra dalla crisi del cappellificio, anche se la Borsalino non mancò di proseguire la politica delle provvidenze”.

1950-52: la palazzina per impiegati (Ignazio Gardella).

1952: la taglieria del pelo.